curiosità stroriche padovane  1°

Giovanni Conversini o Giovanni di Conversino
Simonetta Dondi dall'Orologio

Giovanni Conversini o "Giovanni di Conversino" (Buda, 1343 – Muggia, 27 settembre 1408) è stato un umanista, accademico e giurista (Il padre Conversino da Frignano si era laureato medico a Bologna e dal 1321 era stato titolare della cattedra di medicina all'Università di Siena. Poi nel 1342 incontrò Luigi I d'Ungheria che gli offrì il posto di medico di corte a Buda. Conversino accettò e, un anno dopo il suo arrivo nella capitale ungherese, nacque suo figlio Giovanni. Dopo la morte della madre, nel 1345, il padre, che rimase a Buda per il resto della vita, lo mandò in Italia dallo zio Tommaso insieme al suo tutore Michele da Zagabria).
Con la fine dell'occupazione dei Visconti e il ritorno dei Carrara, Giovanni cominciò a pensare sempre più seriamente a quella proposta, per altro ancora validissima, di insegnare all'Università di Padova. Decisione che prese nel 1392.

Nell'ateneo padovano gli furono assegnati i corsi di grammatica e retorica, corsi allora frequentati da studenti promettenti come Pier Paolo Vergerio, Sicco Polenton, Guarino Veronese. Secondo Polenton "quest'uomo era, sia per la santità della sua morale che per la sua conoscenza di tutti gli aspetti delle arti umanistiche e retoriche, il principe dei cattedratici tra tutti gli accademici che vissero in Italia ai suoi tempi"[6].

La sua fama arrivò ben presto a corte e nel 1393 Francesco Novello, succeduto al padre, lo volle come cancelliere. Giovanni pose però una condizione: poter tenere lezioni private ai più brilanti studenti padovani. Francesco naturalmente acconsentì e tra questi pochi fortunati poté infilarsi anche Vittorino da Feltre. Nel 1396 si rimise anche a scrivere: De fortuna aulica, sulla vita di corte, Dolosi astus narratio, sugli intrighi alla corte di Ferrara, Violate pudicicie narratio o Historia Elysia sulla fedeltà coniugale. E ancora, tutte nel 1399, l'Apologia, contro le invidie dei cortigiani, De lustro Alborum in Urbe Padua, sulla grande processione del '99 della Compagnia dei Flagellanti o dei Bianchi, e il De dilectione regnantium sull'arte politica.

Nel 1400 venne incaricato di portare a termine tre importanti missioni diplomatiche. In gennaio si recò a Firenze per assoldare il capitano di ventura Alberico da Barbiano perché entrasse al servizio di Padova e per mettere al corrente la signoria fiorentina dei piani dei Visconti per prendere Perugia. Poi fu a Bologna per rafforzare la città alleata, arbitrando la disputa tra la fazione di Nanni Gozzadini e Giovanni Bentivoglio. Infine in estate fu inviato a Roma per consegnare delle missive del signore di Padova al capitano di ventura Conte da Carrara, figlio illegittimo di Francesco il Vecchio e fratellastro di Francesco Novello, e a papa Bonifacio IX.

Tutte e tre le missioni, pur tra mille difficoltà (per esempio fu derubato prima di entrare a Roma), furono portate a termine con successo, ma al suo ritorno a Padova fu segnato da una tragedia domestica. I suoi due figli illegittimi, nati a Udine da una relazione, erano entrambi morti di peste. I due piccoli, orgoglio e speranza del padre, a differenza di Conversino si stavano dimostrando, sotto la guida di Giovanni, brillanti nelle lettere e nelle arti e dunque la perdita non fu solo affettiva. Colto da profondo sconforto, Giovanni decise di chiudere con questo episodio la Rationarium vitae, cominciata a comporre diversi anni prima, quasi a dire che la parte più importante della sua vita finiva qui. Le disgrazie però continuarono. Nello stesso anno morì di peste anche Israele che, ormai venticinquenne, si era stabilito a Padova per studiare all'università.

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